Bar Ambrogio

"Un buon caffè"

"L'idea di un bar dentro a una università, oltre a garantire clienti al bar, uno si aspetta non dico la qualità di tutto il mondo ma almeno di prezzi abbastanza moderati e contenuti cosa che per me non lo erano. Ad esempio meglio il caffè della macchinetta che di questo bar (almeno quando era aperto)"

"Locale ben fornito, caffé buonissimo e personale che lavora talmente arduamente al fine di servirti il caffé che può essere definito come l'équipe modello dello stacanovismo in Italia, non come in altri certi bar dove nessuno ti guarda neanche in faccia. Consigliatissimo."

"Metà del personale da lasciare a casa, non sanno cosa vuol dire lavorare e servire i clienti, caffè lo sanno fare solo due baristi giovani forse, cassieri lasciamo stare..."

"Esperienza raccapricciante. Ero venuto qui dopo 6 lunghe ore di lezione estenuante( solo chi ha Gandino potrà comprendermi), entro e trovo la fila che arriva fino all'ingresso del politecnico, allucinante. Avevo lungamente sentito parlare della leggendaria pizza di Ambrogio, e mi sembrava la cosa giusta per una giornata cosi' dura. Nutrivo grandi aspettative, la fame mi stava letteralmente divorando lo stomaco, vedevo flow chart non strutturati ovunque, tutto non aveva piu' senso. E fu per questo che mi recai da Ambrogio. Ed ecco,ero li, avevo superato la porta di ingresso e cominciavo ad intravedere il mitico Ambrogio, con la sua pala pronto ad infornare quelle leccornie. Avevo la bava alla bocca, non riuscivo piu' a resistere, fino a quando arrivai alla cassa, e dissi:"vorrei una Napoli". E gia' qui la prima delusione: non c'era. Avevano solo la Margherita, e io mi accontentai. Il mastro panificatore, sforno' la prelibatezza e grido':"UNA". E fu cosi' che finalmente avevo ricevuto il mio lauto pasto, la presi in mano, scottava, ma era giusto cosi', si vede che era un prodotto fresco. L'addentai, e fu proprio in quell'istante che il mito della pizza di Ambrogio venne sfatato. Salsa di pomodoro acida tendente al frizzante, mozzarella rancida probabilmente dell'est Europa, impasto piu' simile ad un chewing gum che a quello di una pizza. Dopo il primo morso il mio corpo si rifiutava di assumere quelle sostanze inquinanti, che avrebbero turbato il mio equilibrio psicofisico gia' di per se alterato. Gettai l'involucro nell'apposito contenitore(come rigorosamente richiesto dalla direzione), e mi avviai verso l'uscita: quando sono fuggito dal locale incontrai un cinese che stava divorando con gusto il suo trancio e non riuscivo a capacitarmi di come cio' fosse possibile. Una volta fuori non ero piu' lo stesso, qualcosa non andava in me. E fu cosi' che da quel giorno capii' qual era la mia strada: studiare scienze gastronomiche all'universita' del Sannio: un giorno apriro' la mia pizzeria li dentro, con la speranza che prima o poi il buon vecchio Ambrogio mi possa incontrare dietro a quel bancone, per imparare la vera arte del gusto, da lui saccheggiata."