S. Michele Arcangelo 87053 Celico, Provincia di Cosenza
Informazioni
Chiesa di S. Michele Arcangelo
Benvenuti alla Chiesa di S. Michele Arcangelo, un luogo sacro situato nel cuore di Celico, nella pittoresca Provincia di Cosenza, Italia. La nostra chiesa è un punto di riferimento spirituale e culturale per la comunità locale e per i visitatori che cercano un momento di riflessione e preghiera.
La Chiesa di S. Michele Arcangelo è dedicata a San Michele, l'Arcangelo guerriero, noto per essere il difensore della fede e il protettore contro il male. Con la sua architettura affascinante e l'atmosfera serena, il nostro luogo di culto offre uno spazio accogliente per tutti coloro che desiderano esplorare la propria spiritualità.
All'interno, i visitatori possono ammirare opere d'arte sacra, vetrate colorate e dettagli architettonici che riflettono la ricca storia e tradizione religiosa della nostra comunità. La chiesa ospita regolarmente celebrazioni liturgiche, eventi comunitari e momenti di preghiera, aperti a tutti.
Vi invitiamo a scoprire la bellezza e la tranquillità della Chiesa di S. Michele Arcangelo, un luogo dove la fede e la cultura si incontrano, offrendo un'esperienza spirituale indimenticabile nel cuore della Calabria.
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87053 Celico, Provincia di Cosenza, Italia
Recensioni
"Bellissima"
"Secondo la tradizione, la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo è il luogo dove è stato battezzato l’Abate Gioacchino. Una iscrizione del 1906, posta sulla facciata, recita: Sacra haec aedes erat ante anno 1100 in quo floruit Abb. Joachim Patritius, magno terremoto concussa an 1905 restaurata Ap. Convincentius Granieri an. 1906. La chiesa parrocchiale probabilmente esisteva già negli anni intorno al Mille. L'aspetto attuale risale a dopo il 1753, avendo subito danni dal terremoto di quell'anno, ed ha riportati danni anche durante i terremoti del 1832 e 1905. E’ a tre navate con pianta basilicale e con un presbiterio a cupola costruito dove prima c’era l’antico abside. Il vecchio campanile che doveva essere vicino all’abside era stato già rifatto nel XVII secolo davanti alla facciata."
"Bellissima"
"La chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo è il luogo dove è stato battezzato l’Abate Gioacchino. Una iscrizione del 1906, posta sulla facciata, recita: Sacra haec aedes erat ante anno 1100 in quo floruit Abb. Joachim Patritius, magno terremoto concussa an 1905 restaurata Ap. Convincentius Granieri an. 1906. Questa iscrizione secondo Gustavo Valente era ripetuta così all’interno del coro: D.O.M. Tempum hoc longe ante decimum Nostrae Reparationis seculo celestis militie Principes erctum, in quo, regenerationis Sacramento abluti fuere Ioachim Abbas Florensis Sanctitate, Doctrina, et prophetia dono clarus. Oggi non è più visibile e non ne conosciamo la datazione ma sappiamo da Vincenzo Gervaise che, sempre nel coro, sopra l’organo, era rappresentata la figura dell’Abate Gioacchino in rilievo. E’ a tre navate con pianta basilicale e con un presbiterio a cupola costruito dove prima c’era l’antico abside. Tale ultima modifica è stata eseguita certamente dopo il 1753, anno in cui è stato realizzato il disegno a lato. Il vecchio campanile che doveva essere vicino all’abside era stato già rifatto nel XVII secolo davanti alla facciata. Al soffitto un dipinto del 1787, opera di Cristoforo Santanna, raffigurante San Michele, e sull’altare una pala raffigurante la Madonna dei Cieli col Bambino in Gloria e i santi Giacomo il Maggiore e Giovanni Battista, di Dirck Hendricks, detto Teodoro D’Enrico il Fiammingo. Si trova, inoltre, nella chiesa un crocifisso ligneo databile intorno al XV secolo. Al patrimonio della chiesa di San Michele appartiene anche un antico calice di vetro soffiato parzialmente dorato custodito nella chiesa da tempo immemorabile e che, per essere di vetro, si pensava fosse databile al II o III secolo dopo Cristo. Lo accompagna un documento che reca la seguente trascrizione: Calix iste vitreus – In hac decora Parochiali Celicensi Ecclesia – Tanquam ipsius antiquitatis monumentum – servatur eius di grippe Calycibus in quarto jam – Nostre reparate salutis, seculo Romana Ecclesia tunc in libertate permanenti – In sacris faciendis – uti mos fuit. Secondo un’analisi compiuta da Giorgio Leone pare si tratta di un calice databile intorno alla metà del XVI secolo. Particolare interessante è il fatto che l’analisi afferma che il calice “ricevette la destinazione liturgica”. Non si tratta, quindi, di qualcos’altro né di un calice mai utilizzato. I calici di vetro furono permessi da san Zeffirino o Zefirino, papa dal 198 (o 199 per alcuni) al 217 d.c. Siamo nell’epoca precostantiniana e Zefirino sosteneva la tendenza cristologia del monarchismo modalista contro quella dell’adozionismo o monarchismo dinamista. Il calice di vetro fu immediatamente proibito dal papa successivo Urbano I. Se dunque fosse proprio di quel periodo esso sarebbe indubbiamente di un valore storico-artistico inestimabile. Se invece fosse di un’epoca successiva, o anche del XVI secolo, rimarrebbe il mistero legato ad un calice di vetro prodotto, usato e conservato gelosamente in un’epoca nella quale non era permesso"
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