Cattedrale di San Paolo
Informazioni
La Cattedrale di San Paolo, situata in Piazzale dell'Acropoli ad Alatri, nella Provincia di Frosinone (03011), è un luogo di culto di grande importanza storica e spirituale. Questa maestosa chiesa non è solo un centro attivo per la comunità religiosa locale, ma anche una rinomata attrazione turistica che attira visitatori da tutto il mondo. La cattedrale, con la sua architettura affascinante e la sua storia secolare, offre ai visitatori un'esperienza unica, combinando momenti di riflessione spirituale con la scoperta del ricco patrimonio culturale italiano. Venite a esplorare la bellezza e la serenità della Cattedrale di San Paolo, dove l'arte e la fede si incontrano in un ambiente di straordinaria suggestione.
Foto
Contatti
Piazzale dell'Acropoli, 03011 Alatri FR, Italia
Orari di apertura
Lunedi:
11:00 - 03:25
Martedì:
11:00 - 03:25
Mercoledì:
11:00 - 03:25
Giovedì:
11:00 - 03:25
Venerdì:
11:00 - 03:25
Sabato:
11:00 - 03:25
Domenica:
11:00 - 03:25
Recensioni
"Salendo sull'acropoli di Alatri la visita al Duomo è necessaria, non vi aspettate una grande maestosità."
"Posta sulla sommità dell'antica acropoli, la Cattedrale sorge sui resti di una preesistente chiesa del 900 D.C., è stata più volte rimaneggiata nei secoli e custodisce reperti cosmateschi del 1200, le reliquie e la statua di San Sisto I e la reliquia del Miracolo Eucaristico dell’ "Ostia Incarnata" (particola eucaristica divenuta miracolosamente carne nel 1227), visibile in un ostensorio della scuola del Beato Angelico, in metallo dorato, a forma di tempietto. Tutto intorno alla Cattedrale si sviluppa un ampio, splendido, silenzioso e verde pianoro, che offre dei suggestivi punti di osservazione sulla cittadina di Alatri e sul territorio circostante e che lascia intravedere i resti di quella che era l'acropoli di Alatri e le sue mura ciclopiche."
"Al suo interno è custodita la statua di San Sisto 1° papa pesante ben 7 quintali il legno rivestita di oro e argento. Inoltre la cassaforte con parte dei resti. La cattedrale è grande e piena di storia. In passato ha ospitato la visita di papa Giovanni Paolo secondo."
"Tra i miracoli eucaristici va ricordato il Miracolo dell’Ostia incarnata avvenuto ad Alatri nel 1228 esposta nella Cappella del Miracolo eucaristico nella cattedrale di San Paolo. La testimonianza del Miracolo è attestata nella Bolla “Fraternitas tuae” scritta da Papa Gregorio IX il 13 marzo 1228, in risposta al Vescovo di Alatri, Giovanni V. Il Miracolo è stato di recente oggetto di particolare attenzione grazie all’approdo ad Alatri della MOSTRA INTERNAZIONALE dei Miracoli eucaristici, ideata da Carlo Acutis, il giovanissimo ragazzo proclamato beato nel 2020. La Mostra presentava una serie di pannelli che illustravano oltre 130 Miracoli Eucaristici avvenuti nel mondo e riconosciuti dalla Chiesa e tra questi il pannello dedicato all’ostia incarnata di Alatri, uno dei 22 miracoli eucaristici avvenuti in Italia."
"La festa di san Sisto è l’insieme delle devozioni popolari al santo patrono di Alatri che si In quel periodo la città e la contea di Alife erano attanagliate dalla peste che mieteva vittime in tutta la vallata. Per questo Rainulfo, approfittando della sua amicizia con Anacleto, gli chiese le reliquie di un «gran santo» affinché potesse portarle nella sua contea e per intercessione del quale avrebbe chiesto al Signore di far cessare il morbo. Anacleto, nonostante l’amicizia, non si dimostrò molto ben disposto ma proprio mentre il conte era in udienza, arrivò la notizia che nella basilica di San Pietro si era spezzata la trave di una navata laterale finita poi sull’altare contenente le spoglie del pontefice Sisto I, scoperchiandolo. Per tale motivo l’urna che conteneva il corpo del pontefice fu temporaneamente tolta dal luogo in cui da secoli riposava (per permettere il ripristino dell’altare) e affidata alla custodia di Anacleto. L’avvenimento fu dai credenti considerato un segno del fatto che san Sisto I avesse accolto la richiesta di Rainulfo per essere portato dove c’era più bisogno del suo patrocinio. Nel gennaio 1132 Anacleto, segretamente, consegnò le spoglie al conte Rainulfo. Il racconto della traslazione delle reliquie è comune sia alla tradizione di Alatri che a quella di Alife, almeno finché Rainulfo ripartì da Roma per dirigersi ad Alife. La leggenda alatrina, invece, propone una variazione storicamente non documentata quanto quella alifana che vorrebbe che il conte Rainulfo, partito con un gruppo di vetturiali alifani, mandò avanti un legato a cavallo affinché annunziasse in tempo debito l’arrivo del sacro deposito ai nobili della città, al clero e, soprattutto, al vescovo dell’epoca che si chiamavano Roberto e in modo che si potesse preparare una degna accoglienza. L’11 gennaio, durante il trasporto delle reliquie, la mula percorreva la via Latina in direzione di Alife: superata la città di Anagni, arrivò ad un bivio dove s’impuntò a svoltare a sinistra, volendo a tutti i costi dirigersi per un’impervia strada in salita che portava all’antica città di Alatri. Il gruppo che scortava l’animale non fu capace di far cambiare direzione all’animale, né con le buone e nemmeno con le bastonate per cui, vedendo in questo atteggiamento dell’animale un ulteriore segno di San Sisto, la lasciarono senza redini e la seguirono. La mula camminò per un bel tratto, lontano dalla via principale, giungendo fin sotto le mura della città di Alatri, fermandosi prima nei pressi dell’Ospedale di San Matteo e dirigendosi poi verso la cattedrale davanti alle cui porte si inginocchiò. La leggenda di Alatri, vuole che agli alifani di scorta, addolorati per la deviazione non programmata, fu dato solo un dito del Santo e che ritornarono mesti, ad Alife. E questa è la versione della tradizione alatrese, in base alla quale ogni nuovo vescovo di Anagni-Alatri, all’atto della prima visita ufficiale, deve montare una mula all’ingresso della città e salire fino alla Cattedrale. La leggenda alifana, invece, non parla affatto della deviazione di percorso fatta dall’animale, ma che la mula arrivò ad Alife nel luogo dove oggi sorge la chiesa di San Sisto Extra Moenia: qui la mula s’inginocchiò su un sasso e, in un bagliore di luce sacra, lasciò impressa su quella pietra l’impronta del suo ginocchio (quel sasso è ancor oggi conservato in quel posto preciso). Sempre secondo la leggenda, non appena le reliquie di san Sisto arrivarono nei pressi delle mura di Alife, immediatamente cessò la peste e il conte, felice di aver fatto questo grande dono agli alifani, immediatamente ordinò la costruzione di una cattedrale, affinché le reliquie fossero accolte, conservate e venerate."
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