palazzo Potenziani Via dei Crispolti 7, 02100 Rieti, Provincia di Rieti
Informazioni
Benvenuti a Palazzo Potenziani, un gioiello storico situato nel cuore di Rieti, presso l'indirizzo 7 Via dei Crispolti, nella suggestiva Provincia di Rieti. Questo affascinante edificio, ricco di storia e tradizione, offre ai suoi visitatori un'esperienza unica, intrecciando il fascino del passato con il comfort del presente.
Palazzo Potenziani è il luogo ideale per eventi esclusivi, incontri culturali e soggiorni indimenticabili. Gli interni, elegantemente arredati, conservano dettagli architettonici originali che raccontano la storia e l'importanza di questo luogo. Gli ampi saloni e le sale accoglienti sono perfetti per ospitare matrimoni, conferenze e cerimonie, garantendo un'atmosfera raffinata e sofisticata.
Situato in una posizione strategica, Palazzo Potenziani permette di esplorare facilmente le bellezze di Rieti e dei suoi dintorni, offrendo agli ospiti un punto di partenza ideale per scoprire la cultura, la storia e la natura della regione. La professionalità e la cordialità del nostro staff sono a vostra disposizione per assicurarvi un soggiorno piacevole e rilassante.
Venite a scoprire l'eleganza e il fascino di Palazzo Potenziani, dove ogni visita diventa un viaggio nel tempo. Vi aspettiamo per offrirvi un'esperienza indimenticabile nel cuore d'Italia.
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Via dei Crispolti 7, 02100 Rieti, Provincia di Rieti, Italia
Recensioni
"Quanti di voi, entrando a palazzo Potenziani per far visita alla Fondazione Varrone, hanno notato una grande Adorazione dei Magi sulla parete adiacente alla scala dei somari - detta così perché faticosamente percorsa dai pazienti animali che scaricavano le some nelle ampie soffitte dell'ultimo piano quando il palazzo era utilizzato come granaio - vicino alla nicchia che accoglie la copia della statua di Rea, divinità eponima della città sabino-romana di Reate che un canonico di casa Fabri parroco di San Giovanni in Statua volle donare al Papa memore di un beneficio ricevuto? La collocazione di questa tela, dalle considerevoli dimensioni e di indubbia raffinatezza, è frutto di un comodato d'uso gratuito sottoscritto dalla Curia e dalla Fondazione agli inizi del XXI secolo nell'ottica del "Museo diffuso" promossa all'epoca da ICOM: si trattava di sottrarre alla polvere dei depositi opere di un certo valore che il ricevente avrebbe avuto cura di restaurare o almeno ripulire avvalendosi della collaborazione di esperti restauratori, con la vigilanza e l'autorizzazione della Soprintendenza. Fu proprio durante la ripulitura della tela che, smontata la ricca cornice, il bordo inferiore della tela rivelò la firma dell'artista e la data di esecuzione dell'opera di cui ignoriamo ancora l'originaria collocazione: Ascanio Manenti, anno 1600. Fu questo un anno importante per Ascanio, che sfiorava i trent'anni di età e da poco aveva lasciato per sempre la natia Capradosso per mettere su famiglia a Canemorto, l'attuale Orvinio: il 7 luglio di quell'anno, infatti, nacque il figlio primogenito a cui fu imposto il nome di Vincenzo, che presto avrebbe superato il padre nella pur meritata fama di artista. La scena immaginata da Ascanio Manenti si sviluppa su un'ampia superficie che pure quasi non basta ad accogliere i personaggi lenticolarmente descritti nei tratti delle loro età e della scala sociale, nel ricco corteo dei sapienti d'Oriente giunti alla meta del loro difficile itinerario alla ricerca del Re dei Re, guidati dalla cometa che riluce in alto, brillante in cielo sulle monumentali rovine dei templi eretti un tempo in onore delle divinità destinate a cedere alla forza di verità che promana dal Dio bambino, raffigurato in braccio a Maria, umile e compiaciuta della sua sovrannaturale maternità, mentre Giuseppe osserva e vigila, appoggiandosi al suo bastone, affinché tutto si svolga secondo la volontà di Dio."
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