san Giovenale
Informazioni
Chiesa di San Giovenale
Benvenuti alla Chiesa di San Giovenale, un luogo di culto ricco di storia e spiritualità situato nel cuore di Rieti, in Via Giuseppe Garibaldi 230. La nostra chiesa è un punto di riferimento per la comunità locale e un'oasi di pace per tutti coloro che cercano un momento di riflessione e preghiera.
Fondata in epoca medievale, la Chiesa di San Giovenale è un esempio affascinante di architettura sacra, con dettagli artistici che raccontano secoli di fede e tradizione. Le sue pareti custodiscono affreschi e opere d'arte di grande valore storico, offrendo ai visitatori un'esperienza culturale e spirituale unica.
La nostra missione è quella di accogliere tutti con calore e apertura, fornendo uno spazio sacro per la celebrazione liturgica, la meditazione personale e gli eventi comunitari. Siamo orgogliosi di essere una parte attiva della vita di Rieti, offrendo non solo funzioni religiose, ma anche concerti, incontri culturali e attività benefiche.
Vi invitiamo a scoprire la bellezza e la serenità della Chiesa di San Giovenale. Che siate residenti o visitatori, troverete qui un luogo di incontro e condivisione, dove la storia e la fede si intrecciano in un abbraccio accogliente.
Per ulteriori informazioni sulle nostre attività e orari di apertura, non esitate a contattarci. Vi aspettiamo con gioia per condividere insieme momenti di spiritualità e comunità.
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Via Giuseppe Garibaldi 230, 02100 Rieti, Provincia di Rieti, Italia
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"Chiesa di San Giovenale La chiesa intitolata al Santo vescovo di Narni Giovenale, annoverata tra le ecclesiæ reatine nelle bolle emanate nel corso del XII secolo dai papi Anastasio IV e Lucio III, documentata già nel X secolo, fu a lungo pertinenza dell’abbazia di Farfa le cui proprietà dal Borgo si estendevano fino all’interno della città. Solo nel corso del secolo successivo, quando Rieti poté vantare il rango di sede pontificia, anche San Giovenale entrò a far parte delle chiese urbane soggette alla curia vescovile, così da assumere titolo parrocchiale esercitando cura d’anime per gli abitanti del rione di Porta Carceraria, che segnava il limite dell’abitato circoscritto dalla più antica cerchia muraria di epoca romana. Fino dal XIV secolo, il 3 di maggio vi si celebrò solennemente la festività del Santo tiolare con la partecipazione dei Canonici della Cattedrale. La Visita Apostolica condotta da monsignor Pietro Camaiani nell’inverno 1573/1574 al fine di verificare lo stato di attuazione dei decreti tridentini nella Diocesi di Rieti ne lascia una dettagliata descrizione. Al tempo la chiesa era retta dal parroco don Tommaso Buccioni, idoneus pro cura animarum exercenda. Il Visitatore ne lodava l’antichità e l’ampiezza, ma non poteva esimersi dal biasimare la povertà e lo stato di abbandono, imponendo entro l’estate la riparazione del tetto e della pavimentazione, preceduta prima della Pasqua la doratura di un calice e di una patena, la confezione di una casula bianca, la sostituzione dell’altare portatile con una più decorosa mensa in pietra. Dagli Atti della Visita Apostolica ricaviamo un dato interessante: la popolazione in cura d’anime è all’incirca in trentacinque famiglie, pari dunque a poco meno o poco più di 200 abitanti. Agli inizi del XVII secolo, nel 1614, la chiesa era ancora menzionata come rettoria. La Descrittione della città di Rieti dedicata dal giovane, dotto Canonico Pompeo Angelotti al cardinale Giovanni Francesco dei conti Guidi di Bagno destinato nel 1635 alla cattedra episcopale reatina, annotava che a San Giovenale erano attive le confraternite della Madonna del Carmine e di San Carlo Borromeo. Proprio il cardinale di Bagno nel 1537 trasferì quest’ultima presso la vicina chiesa di Santa Marinella, costituendola come confraternita d’Oratorio. A fine secolo, presso la chiesa di San Giovenale Isabella Breccika Milesi, Commensale vedova delle Oblate del SS.mo Bambino Gesù, con l’approvazione del vescovo Ippolito Vincentini istituì la scuola di catechismo per giovanette destinate al secolo, prima esperienza formativa a preludio dell’istituzione del convitto femminile di via della Verdura.La Visita pastorale condotta nel 1711 dal vescovo Guinigi attestava presso la chiesa l’esistenza di tre altari: l’altar maggiore dedicato a San Giovenale, i laterali intitolati rispettivamente a San Giuseppe e alla Madonna del Carmine. La successiva Visita pastorale del 1727, condotta dal vescovo Camarda, vi confermava la presenza della confraternita della Madonna del Carmine. Intanto, nel 1739 il rinvenimento di una miracolosa immagine mariana sulla parete della scala di un vicino palazzo gentilizio aveva acceso gli animi e promosso la costruzione di una chiesa intitolata alla Madonna della Scala, abbondantemente finanziata dagli Amati, proprietari del palazzo, sulle fondamenta dell’antico oratorio confraternale di San Vincenzo Ferrer, ormai abbandonato dopo la soppressione del 1739 che aveva colpito le più ricche confraternite dell’Umbria meridionale per destinarne i beni all’istituzione del brefotrofio di Narni. Nel 1764, il titolo parrocchiale fu trasferito da San Giovenale alla chiesa nuova. Pochi anni più tardi, abbandonata e profanata, l’antica chiesa di matrice farfense fu demolita. La chiesa così dedicata alla Madonna della Scala e ai Santi Giovenale e Vincenzo Ferrer, costruita a partire dal 1741, ottenne nel 1765 il titolo parrocchiale conferito dal vescovo Giovanni De Vita. L’ultimo intervento decorativo fu eseguito nel 1925 dall’artista romano Virginio Monti, autore degli affreschi della volta."
"Bella chiesa in disuso, recuperata da qualche anno ed utiluzzata come auditorium e sala concerti. Ottima idea ed ottima iniziativa!!!"
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