Chiesa dei Santi Severino e Sossio Via Bartolomeo Capasso 2, 80138 Napoli
Informazioni
La Chiesa dei Santi Severino e Sossio, situata al numero 2 di Via Bartolomeo Capasso, nel cuore di Napoli, è un luogo di culto e un'affascinante attrazione turistica che incanta i visitatori con la sua ricca storia e l'architettura straordinaria. Fondata nel periodo medievale, la chiesa è un perfetto esempio di arte e cultura religiosa napoletana, con magnifici affreschi e dettagli artistici che adornano i suoi interni. La sua posizione nel centro storico di Napoli la rende facilmente accessibile per chi desidera esplorare le meraviglie della città. Oltre a essere un luogo di preghiera e spiritualità, la Chiesa dei Santi Severino e Sossio offre ai turisti l'opportunità di immergersi in un'atmosfera di pace e bellezza, scoprendo al contempo la storia e le tradizioni che hanno plasmato questa straordinaria città. Vi invitiamo a visitare questo gioiello architettonico, un simbolo di fede e cultura che arricchisce il panorama artistico di Napoli.
Foto
Contatti
Via Bartolomeo Capasso 2, 80138 Napoli, Città Metropolitana di Napoli, Italia
Orari di apertura
Lunedi:
Fine settimana
Martedì:
Fine settimana
Mercoledì:
Fine settimana
Giovedì:
10:00 - 17:00
Venerdì:
10:00 - 17:00
Sabato:
10:00 - 17:00
Domenica:
10:00 - 13:00
Recensioni
"Chiesa con tanti elementi artistici di rilievo, poco conosciuta dai percorsi turistici. Il luogo in cui si trova e il percorso per giungervi é in quella parte di Napoli caratterizzata da vicoli e viuzze che poi si aprono in uno spiazzo al sole innanzi alla chiesa. L'interno benché ricco di elementi degni di nota, ha purtroppo poca illuminazione al momento e non tutte le tele si riescono a vedere bene. La sagrestia é stata restaurata e si possono notare i più piccoli intagli nel legno. Oltre al legno in chiesa é di pregio anche la lavorazione del marmo."
"La chiesa benedettina dei Santi Severino e Sossio e l'annesso monastero (dal 1808 sede dell'archivio di stato) sono nel centro storico di Napoli in via Bartolomeo Capasso n°2. La fondazione risale all"846 d.c. allorquando i benedettini, per timore delle incursioni dei saraceni, abbandonarono la sede posta sulla collina di Pizzofalcone per trasferirsi in città. Inizialmente, nel 902, nella chiesa furono poste le sole spoglie di San Severino, a cui, due anni dopo, si aggiunsero quelle di San Sossio, cugino di San Gennaro, che subì il suo stesso martirio durante le persecuzioni volute dall'imperatore Diocleziano. Le spoglie di San Sossio furono ritrovate dagli stessi monaci tra i ruderi del castello di Miseno, mentre cercavano materiale di spoglio per la costruzione della loro chiesa. La chiesa, maestosa e ricca di opere di grande pregio, è sempre poco affollata perché fuori dal circuito turistico classico. Grazie ai volontari del Touring Club Italiano è possibile effettuare visite guidate gratuite, dal giovedì alla domenica dalle ore 10 alle 17. Visita bella ed interessante da non perdere."
"Generalmente si trova chiusa, ma la si può visitare dal giovedì alla domenica, dalle 9.00 alle 17.00. Si tratta di una chiesa monumentale di Napoli, presso il decumano inferiore. In genere non c'è folla, perché lontana dal circuito tipico dei turisti. E' un complesso monumentale al quale vale la pena fare una visita. Non dimenticate una volta dentro di visitare la sagrestia per ammirare il meraviglioso affrescho dell'Antico Testamento, realizzato da Onofrio De Lione."
"Uno dei luoghi certamente più interessanti della Napoli altomedievale è sicuramente rappresentato dal complesso benedettino dei SS Severino e Sossio, fondato dai monaci benedettini (unico monastero dell'ordine di San Benedetto presente a Napoli) nel corso del IX secolo, per la precisione nell'842, quando la comunità benedettina di pizzofalcone decise di migrare verso più sicuri lidi, al riparo dalle scorrerie saracene che imperversavano anche nei dintorni di Napoli in quegli incredibili anni. i monaci, nel 902, portarono qui le spoglie di San Severino (vescovo di origine nordafricana o romana, grande evangelizzatore e fondatore di monasteri in tutta l'europa allora conosciuta e cristianizzata i cui resti mortali furono dapprima custoditi nei pressi di Vienna, dove morì intorno all'anno 482, poi per sfuggire alle devastazioni delle invasioni barbariche fu trasferito, secondo le cronache, nel castrum lucullano a napoli). successivamente, nel 902, nei pressi del castello di Miseno furono fortunosamente rinvenute (nel mentre si cercava materiale di recupero per la costruzione del complesso monasteriale) le spoglie di San Sossio compagno di martirio di San Gennaro. Da quel momento, se vogliamo credere ai documenti agiografici e di archivio, i due riposano in questo incredibile complesso che, modificato nel corso dei secoli (una prima volta nel 1490 circa), consta di due chiese (una, inferiore, non visitabile) e ben quattro chiostri. l'attuale chiesa è, molto banalmente, un gioiello della napoli rinascimentale, post-tridentina e barocca. il pavimento, fra le tante, accoglie anche la lapide di una antenata di chi scrive."
"Questa chiesa, che faceva parte di un complesso monastico poi soppresso (il monastero ospita oggi l'archivio di stato), si trova leggermente fuori dal circuito turistico e per questo viene ingiustamente penalizzata. È aperta solo dal giovedì alla domenica, dalle 9 alle 17, grazie ai volontari del Touring, che con pazienza e solerzia danno buone spiegazioni al visitatore curioso. I ragazzi della comunità di Sant'Egidio, cui la chiesa pertiene, hanno realizzato un'audioguida scaricabile con lo smartphone tramite il QR code all'ingresso. Il mio consiglio resta comunque quello di farvi accompagnare da uno dei volontari, che non saranno guide turistiche, ma forniscono comunque spiegazioni interessanti. La chiesa versa in uno stato di conservazione preoccupante: dopo il terremoto degli anni Ottanta non c'è più stata manutenzione, e solo la sacrestia è stata oggetto di attento restauro. Il pavimento policromo è un capolavoro assoluto, il soffitto, alto 40 metri, anche. Nel transetto c'è la cappella Sanseverino, realizzata dalla scuola di Giovanni da Nola, dedicata a tre fratelli avvelenati dallo zio che voleva impossessarsi del loro feudo. I tre giovani sono effigiati in marmo, e quasi balzano fuori dalle tombe sopra le teste del visitatore. Se girate dietro l'altare troverete una semplice tomba terragna, impolverata e dimenticata: è quella della madre dei tre fratelli, la committente dell'intera opera, oggi relegata nell'oblio. Nella cappella Medici di Ottajano c'è una strepitosa tomba realizzata dallo scultore spagnolo cinquecentesco Ordonez, così leggiadra da sembrare settecentesca. Belle le grandi tele del manierista Marco Pino nella navata. La balaustra del del presbiterio è di Cosimo Ferzago e il coro ligneo cinquecentesco intagliato da autori lombardi, è uno dei più belli di tutta Napoli. Andate a visitare questa chiesa, non ne rimarrete delusi!"
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