Megara Hyblaea
Augusta, Libero consorzio comunale di Siracusa, Italia
Informazioni su Megara Hyblaea
, museo.
Megara Hyblaea è un'istituzione culturale situata nella regione della Sicilia, nel libero consorzio comunale di Siracusa, precisamente ad Augusta. Si tratta di un punto di interesse di grande importanza storica, archeologica ed educativa che attrae ogni anno migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo.
Questa istituzione, oltre ad essere un punto di interesse turistico, rappresenta anche una scuola, dove gli studenti hanno la possibilità di apprendere e approfondire la conoscenza della storia, dell'archeologia e delle tradizioni della Sicilia. Grazie allo staff altamente qualificato, composto da archeologi ed esperti del settore, i visitatori possono imparare molto sulla storia di questo territorio, sulle sue antiche civiltà e sulle pratiche culturali.
Il museo di Megara Hyblaea ospita una vasta collezione di reperti archeologici, tra cui statue, vasi, monete e resti di edifici antichi, che documentano la storia della città di Megara Hyblaea dal periodo preistorico fino all'epoca greca e romana. Grazie alle numerose iniziative formative e culturali proposte, gli studenti e i visitatori hanno la possibilità di approfondire la conoscenza della storia, della cultura e delle tradizioni della Sicilia.
Non esitate a visitare Megara Hyblaea per scoprire la bellezza e la ricchezza di questa antica città, attraverso la quale potrete immergervi nella storia e nella cultura di questo territorio unico al mondo.
Foto di Megara Hyblaea
Contrada Megara Giannalena, 96011 Augusta SR, Italia
Orari di apertura di Megara Hyblaea
Lunedi:
08:30 - 13:00
Martedì:
08:30 - 13:00
Mercoledì:
08:30 - 13:00
Giovedì:
08:30 - 13:00
Venerdì:
08:30 - 13:00
Sabato:
08:30 - 13:00
Domenica:
08:30 - 13:00
Recensioni di Megara Hyblaea
"Il sito è chiuso, peccato perché con 19 gradi e un bellissimo sole... posto lasciato a se stesso"
"Megara Hyblaea, con la sua storia millenaria, è una delle più antiche colonie greche della Sicilia, nata intorno al 728 a.C. si è sviluppata gradualmente per circa due secoli, fino a quando la vicina Siracusa non la conquistò, distruggendone le mura. Poi la città vivacchiò senza grandi pretese e lentamente si spense, lasciandosi sommergere dall’incuria, dalla vegetazione e dall’oblio. Quando venne realizzata la ferrovia Catania-Siracusa, nel 1867, vennero alla luce la necropoli e poco alla volta, grazie a studi di archeologi francesi, l’impianto della città, abbandonato da secoli. Si parlò di una “Pompei” siciliana. Questa è stata un po’ la sua fortuna, visto che non ci sono state altre stratificazioni o costruzioni dopo il V-VI sec. d.C, insomma, osservare Megara permette di ricostruire in modo abbastanza fedele l’impianto di una città antica, greca e poi romana, senza tante modifiche urbanistiche. Ed è proprio un peccato che lo splendido luogo in cui sorga Megara sia oggi letteralmente circondato a tenaglia da fabbriche (Buzzi Unicem, a sud) e impianti energetici (centrale termoelettrica Enel di Augusta, a nord) che aggiungono ben poco splendore a questo luogo, anzi, sembrano quasi pronte a fagocitarlo definitivamente, visto che ormai è rimasta solo una piccola isola verde contesa dai capannoni, piazzali, infrastrutture e, cosa non da poco, un rumore continuo e persistente di sottofondo. Si salvano pochi ettari verdi, una necropoli solcata dalla ferrovia e vari edifici in rovina sparsi in questo territorio. I reperti migliori sono conservati e visibili presso il museo siracusano del Paolo Orsi e ha fatto notizia l’incredibile e selvaggia storia della statua dell’antica dea madre, la Kuorotrophos che allatta due gemelli, ritrovata ma subito distrutta con un martello pneumatico dagli operai, per evitare il blocco dei lavori; era stata frantumata in 936 pezzi, poi pazientemente ricostruiti! La strada di accesso è in cattive condizioni, quasi una strada bianca con buche a iosa e sprazzi di asfalto. Si arriva quasi in vista del sito, che è molto pianeggiante, si supera uno stretto ponticello che sovrasta la ferrovia e si arriva ad un grande piazzale dove lasciare la macchina per raggiungere, dopo poche decine di metri, una prima costruzione che dovrebbe essere la biglietteria. Alla fine di febbraio 2022, tutti i cancelli erano rigorosamente chiusi, con tracce evidenti di semi-abbandono. Cartelli, numeri di telefono a cui rivolgersi, indicazioni recenti: nulla. Raggiunta la zona dove iniziano gli scavi, ad una quota leggermente inferiore alla pianura circostante; il primo cartello indicatore non esiste nemmeno più, si è salvata solo la struttura metallica; troverò invece molti altri cartelli informativi in discreto stato lungo il percorso. Questo era un giro di prima conoscenza, non avevo idea della grandezza del sito e della ricchezza dei ritrovamenti. Così gironzolo per una mezz’oretta lungo gli assi principali, ammirando dettagli di colonne, trabeazioni decorate, giunture quasi perfette di massi notevoli, segni di opere idrauliche e resti di fortificazioni. Vi sono numerose scalette in metallo per poter osservare meglio e raggiungere alcune zone, ma alcune di queste hanno dei pericolosi gradini rotti e semistaccati, occorre quindi fare un po’ di attenzione. Nella zona delle antiche terme greche e poi romane; ci sono ancora tracce di pavimenti in cocciopesto e qualche resto di decorazione geometrica a mosaico, il tutto a cielo aperto, ma in discreto stato di conservazione. Passeggiando tra i resti si avverte la compattezza dell’impianto urbano, ben raccolto intorno all’agorà; penso al parco archeologico di Naxos, sicuramente più vasto, ma anche più scarno. Qui le case, le stanze, il reticolato urbano è molto più evidente e conservato. Nonostante lo stato di semiabbandono (e la necessità di superare qualche recinzione per poterlo vedere), il luogo rimane un testimone prezioso del passato. Sarebbe bello potergli garantire anche un futuro altrettanto importante e dignitoso."
"Luogo ricco di fascino e storia. Da visitare"
"Si potrebbe tenere in uno stato più decoroso, una parte di storia importante sugli insediamenti dell'antica grecia in Scilia. Ringrazio la cortesia del personale in loco che ha consentito una visita approfondita e ad ogni modo soddisfacente."
"Sito archeologico conservato vergognosamente. Erbacce alte che impediscono la vista dei reperti. Possibile che le grandi compagnie petrolifere presenti sul territorio adiacente non possano sponsorizzarne la manutenzione? A Milano si sponsorizzano anche le aiuole... Visita inutile: non ho visto niente e mi sono anche vergognata, come italiana, per coloro che magari arrivano da lontano."
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